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La nozione di specie (distinta per caratteri morfologici e considerata un riferimento immutabile) è, per l'uomo comune, una guida essenziale per tutti i suoi rapporti con gli animali e con i vegetali con cui convive su questo Mondo. Bisogna ammettere che se per una legislazione moderna, circa la protezione della natura, la specie viene considerata come una categoria assoluta, i principi scientifici dell'evoluzione e della genetica ne fanno un concetto relativo. Come parlare impropriamente dell'immobilità delle stelle!
Una data specie, intesa come una popolazione di individui biologicamente simili, nasce quando avviene una "speciazione"; vale a adire, quando per effetto di un fenomeno di genetica delle popolazioni essa si differenzia con caratteri propri e distinti dalle altre. La specie poi muore con l'estinzione, cioè quando, per una causa naturale o antropica, il numero degli individui aventi quel carattere si riduce a tal punto che non se ne verifica più la trasmissione ereditaria. Oggi l'estinzione di certe entità è un pericolo molto sentito e frequentemente attribuito alla mortalità provocata dall'uso di antiparassitari oppure da sistematiche modifiche apportate dall'uomo all'assetto del territorio. Un'altra forma di estinzione si può verificare tramite l'ibridazione di una specie importata, come si teme possa avvenire per il pioppo nero, oppure anche tramite l'importazione di specie esotiche e dei propri microrganismi i quali distruggono la specie autoctona, come è accaduto per l'olmo comune. La dicitura di specie rara indica la frequenza con cui essa è presente nel suo areale, cioè nei luoghi in cui può trovarsi, ne segue che tale essenza può essere rara nel complesso del territorio nazionale ma non esclude che sia comunissima in una particolare provincia o zona ristretta. La formazione degli areali delle specie arboree nell'europea a nord delle alpi (comprese) viene comunemente spiegata in base ad eventi relativamente recenti del popolamento posglaciale; prevalgono così questioni storiche che coinvolgono i cambiamenti del clima, gli ostacoli incontrati dalle specie nella loro diffusione, le questioni di concorrenza fra le specie e, infine anche eventuali influenze antropiche. Questi studi storici sono facilitati dall'abbondanza di depositi palustri cui corrisponde una notevole abbondanza di notizie palinologiche. Non debbono però essere trascurate le vicende geologiche anteriori alle glaciazioni,perché forniscono utili indicazioni per l'identificazione di rifugi postglaciali e per l'identificazione di segregazioni molto antiche. Tutte le specie medio europee hanno areali continui, più o meno estesi verso nord, non ci sono casi di specie arboree endemiche, o comunque confinati su piccoli areali. Restano disgiunzioni settentrionali (come per l'abete bianco della Normandia) che testimoniano i tentativi di colonizzazione più estremi e disgiunzioni meridionali (come il pino mugo in Abruzzo) (foto) che indicano una traccia vivente della migrazione dai rifugi glaciali verso nord. Ci vuole comunque, una buona dose di fantasia nell'immaginare questi processi di migrazione per cui una specie enel corso dei secoli si spostava pianta-seme e seme-pianta conquistando di generazione in generazione i territori disponibili; si possono immaginare variazioni genetiche che dovute alla diversità dei rifugi di origine oppure a fatti fortuiti come il caso di un ostacolo (ad esempio la mancanza di zone umide per specie igrofile) che sia stato superato solo dalla progenie di pochi individui.
Per le specie forestali dell'Europa meridionale e del Mediterraneo prevalgono questioni più antiche. La scarsità di depositi lacustri rende difficile la ricostruzione storica, e sembra, che la formazione degli areali attuali sia influenzata principalmente da grandi variazioni climatiche combinate con vistosi cambiamenti della forma delle terre emerse, cioè i fenomeni orogenetici della fine del terziario. Anche per la vegetazione mediterranea e sopramediterranea gli areali disgiunti collegano la nostra flora con quella di paesi progressivamente più orientali fino al Caucaso e all'Himalaya, per cui la ricerca scientifica è orientata verso la comprensione dei possibili ponti di collegamento e del modo in cui grandi areali del passato possano essersi dissolti e disgiunti.